DOVE OPERIAMO
“Ancora oggi Lamu rende perfettamente l’idea di quello che è sempre stata: una miscela di Africa e Arabia, leggermente speziata di influssi persiani, dai modi levantini e l’anima aperta sull’Oceano Indiano.”
Lamu, il luogo dove operiamo, è un’isola situata a nord della costa del Kenya, vicino al confine con la Somalia ed è il più antico insediamento swahili in Africa orientale, dove oggi vivono circa 20.000 persone. Questo piccolo paradiso, Patrimonio Unesco, è una delle zone più povere e disagiate del paese. Se la povertà estrema in Kenya raggiunge quasi la metà della popolazione (circa il 43 %), a Lamu supera il 60% dei suoi abitanti.
Lamu è un posto unico al mondo, un isola bellissima dove si mescolano tradizioni millenarie e culture diverse. Ma Lamu è anche un angolo remoto del Kenya, vicino alla Somalia, afflitto da povertà, fame, carestie e mancanza di servizi sanitari di base.
Una realtà dimenticata che sperimenta un costante peggioramento delle condizioni di vita a causa della scarsità di cibo e acqua potabile, della diffusione di AIDS, della siccità legata ai cambiamenti climatici e dalla presenza di numerosi profughi (spesso donne e bambini soli) che fuggono dai conflitti nella vicina Somalia. Più del 60% della popolazione di Lamu è composta da bambini, molti di loro orfani, malnutriti e spesso abbandonati. Le necessità a Lamu sono tante e urgenti.
La priorità è prendersi cura dei bambini, della loro protezione, salute e scolarizzazione, ma per raggiungere risultati che durino nel tempo dobbiamo andare oltre, aiutando la parte più depressa della popolazione.
In questa zona d’Africa l’emergenza è una costante: la mortalità infantile è altissima a causa di denutrizione, mancanza d’acqua potabile e AIDS. Il 33% dei bambini di Lamu in età scolare non frequenta la scuola.
I dhow, le agili barche a vela che scaricano sui moli quintali di tonni, marlin e barracuda, sono le stesse che da secoli fanno la spola tra Somalia e Mozambico. Anche gli asinelli sono gli stessi: sull’isola ci sono solo due automobili, una per l’ospedale, l’altra per il governatore. Tutto il resto caracolla in groppa a tremila docili bestie da soma.
La popolazione locale sta affrontando una crisi enorme nella gestione dei rifiuti. Intere aree dei villaggi sono letteralmente soffocate dalla plastica e dagli imballaggi. Un’emergenza che, se non gestita anche attraverso l’educazione e la presa di coscienza per la costruzione di un mondo pulito che tenga conto di ieri, di oggi e del domani, rischia di trasformare questo paradiso terrestre in una discarica.
Il 70 % della popolazione dell’isola è musulmana, il restante cristiana. Musulmani e cristiani convivono sulla stessa terra. Sarà il luogo, sarà il mare, sarà la storia secolare e la profonda radice comune, ma convivono. In una naturale e precaria armonia. C’è tanta povertà.
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